| allora vado con il 20 e il 21 insieme....scusa tanto....l'ultimo poi va letto da solo... CAPITOLO 20 House sedeva rannicchiato in un angolo, cercando di apparire il più piccolo possibile.Portava una maglietta nera aderente che gli lasciava scoperte le braccia muscolose, le quali cadevano abbandonate. Non potevano mancare i classici jeans della levis, abbinati alle sportive scarpe da ginnastica della nike. Il suo volto era perennemente corrugato e sembrava che in quell’ultima settimana nuove rughe avessero solcato il suo volto, tanto da donargli qualche anno in più. Erano rughe di rabbia e frustrazione. Improvvisamente gli venne in mente com’era potuto finire in quell’assurda situazione.
Flashback: Sei giorni prima Il cinico medico si aggirava nervoso per quei 50 metri che venivano definiti cella. Premeva eccessivamente la mano sul suo bastone, probabilmente a causa dell’ansia e del fastidio che da circa 24 ore lo assalivano senza sosta. Cominciò ad urlare Dr H.: “Qualcuno mi sente???!!!Ma certo, è ovvio che mi sentite…..Voglio assolutamente sapere perché mi trovo qui!Ma insomma, qualcuno vuole darmi ascolto??!!” Si avvicinò alle sbarre e iniziò a sbattervi sopra con violenza il suo bastone di legno, provocando un rumore che non poteva certo passare inosservato. Un poliziotto come tanti si avvicinò e gli rivolse la parola seccato. Poliziotto: “Ma vuoi stare zitto??!!Spero che marcerai qua dentro….” Dr H.: “Senti brutto figlio di….” Sig. F.: “Buonasera,Dottor House. Non si agiti così, non ce ne è motivo….” House abbandonò il poliziotto per concentrarsi esclusivamente sul signore in giacca e cravatta appena arrivato. Dr H.: “Ma io l’ho già vista da qualche parte….” Ferrett parlottò con lo sbirro e riuscì ad ottenere le chiavi ,così entrò nella cella di House. Sig F.: “Certamente, ero sicuro che si ricordasse di me. Sono Arnold Ferrett, l’avvocato che la farà restare qui per molto, molto tempo…” Dr H.: “Io credo piuttosto che lei sarà colui che mi spiegherà cosa diavolo sta succedendo!!” Sig F.:(irritante) “Bè, a quanto pare a stare al fresco anche per poco tempo di diventa irritabili….Stia calmo, le spiego subito. Fra massimo un mese inizierà il processo fra lei e la signora Hermiston…Non so se ha presente, ma pare che lei sia il responsabile della gravissima malattia di quel povero bambino….Tra l’altro,non mi sembra sia la prima volta che arreca danni ai suoi pazienti…” Ferret sollevò il braccio e si sistemo il polsino della giacca, mettendo in mostra chiaramente la finta mano. House sorrise falsamente. Dr H.: “Si,è vero…sono un macellaio senza cuore, che si deve fare?” Sig F.: “eheh…Sa sono proprio contento che non abbia ancora perso l’umorismo, se lo conservi finchè può” Dr H.: “Senz’altro….Mi scusi, forse a causa della sua fastidiosissima nonché idiota finta erre moscia, non mi è stato chiarito un particolare….Come mai sono qui, dato che il processo non è neanche cominciato?” Sig F.: “Quando ieri è stato portato in caserma, pare abbia avuto un comportamento scorretto nei riguardi di un pubblico ufficiale….tralasciando le sue stupide gridate che hanno innervosito la gente….E quindi si è già beccato due settimane, ma non si preoccupi, non si dovrà accontentare di così poco tempo…” Dr H.: “Strano, non mi era sembrato di essere stato scortese. Avevo solo consigliato a quel tizio dai capelli rossi di andare gentilmente in un posto…Peccato non abbia saputo apprezzare il mio consiglio.Chissà, forse lei sarà capace di farlo?” Sig F.: “Non credo affatto; Comunque ora devo proprio andare, arrivederci, ci vedremo presto.” Dr H.: “ Ma….non è venuto nessuno per me?” Sig F.: “Il carcere è aperto alle visite solo dopodomani…..dovrà aspettare” Ferrett lo lasciò solo e House, dopo aver fatto a pezzi praticamente tutto quello che aveva trovato, decise di schiacciare un pisolino. Due giorni dopo… Dr W.: “Allora posso entrare?” Wilson era stato costretto ad intraprendere un’animata discussione con il tipo che stava di guardia alla cella di House. Quest’ultimo pensava si trattasse di un tipo pericoloso, a giudicare dal modo in cui si ribellava ogni giorno, ma Wilson alla fine era riuscito a rassicurarlo. Entrò nella stanza angusta e trovò House intento a giocherellare con il suo bastone, una delle poche cose che gli erano rimaste. Il diagnosta sollevò gli occhi e vide che l’amico portava una busta con sé. Dr W.: “Greg….su vieni qui….” House fu costretto ad alzarsi e ad abbracciarlo. Dr W.: “ Ti ho portato della roba. Ho usato il doppione di chiavi che mi avevi duplicato l’anno scorso e sono entrato in casa tua, per prenderti qualcosa. Qui c’è il minimo indispensabile….Ho pensato che ti sarebbe servito qualcosa, dato che dovrai stare qui un paio di settimane…” House aprì la busta e analizzò le cose ad uno ad uno. Dr H.: “Ma ti rendi conto??Possibile che non sai fare niente? Come hai potuto dimenticare la cosa più importante?!” Dr W.: “Tranquillo, ci sono 7 pacchetti di vicodin sotto le mutande..” Dr H.: “Non mi riferivo a quello, idiota. Ho bisogno della mia pallina rossa, la mia amata, inseparabile, pallina rossa pelosa che conservo gelosamente da quando avevo sette anni!” Dr W.(seccato): “Suvvia Greg….” Dr H.: “Suvvia un corno!!Ho notato che il Coso ci aveva messo gli occhi addosso, e ora sono sicuro che approfitterà della mia assenza…..” Dr W.: “Ok, ok ….come dici tu…..” Calò un silenzio fastidioso. Dr W.: “Allora, vuoi sapere come vanno le cose in ospedale?” Dr H.: “Vorresti per caso dirmi che in questi due giorni Il PPTH è crollato e si sono salvati tutti eccetto la Cuddy?” Dr W.: “Veramente no…..” Dr H.: “E allora non mi interessa” Parlarono altri minuti della situazione, del più e del meno e alla fine venne l’ora di andare. Dr W.: “Ciao House, passerò venerdì prossimo…..” Stava per lasciarlo, quando si ricordò di una cosa Dr W.: “Ah, giusto, mi ero quasi dimenticato….Ho sentito Cameron e ha detto che passerà nel tardo pomeriggio” House strinse i pugni. Dr H.: “Facesse pure, non la voglio vedere….” Dr W.: “Non fare il bambino….Viene per fare quattro chiacchiere…..” Dr H.: “Che le facesse con qualcun altro, non ho voglia di parlare con una spia…” Dr W.: “Come dici tu.Ci sentiamo” Fine flashback.
Al ricordo di Cameron House sentì un brivido dietro la schiena. Quando quel giorno lei era venuta a trovarlo, lui non aveva voluto vederla. Cameron alle parole riferitele dal poliziotto che le negava l’accesso aveva sorriso debolmente e , dopo aver esclamato un flebile “Me l’aspettavo”, se ne era andata senza aggiungere altro. House, senza farsi vedere, l’aveva guardata e il ricordo di lei e del suo sorriso l’avevano perseguitato per tutto il tempo. Era vero, non aveva voluto riceverla, ma non esattamente per il motivo riferito a Wilson. In realtà una delle cose che gli sarebbe piaciuto fare in quel momento era prendere tra le braccia la sua Allie,(non c’era niente da fare, checché lei non volesse,restava sempre sua) e parlare a lungo. Ma sapeva che sarebbe stata la cosa più sbagliata in assoluto. Anche se voleva con tutto il suo cuore, non riusciva ad essere arrabbiato con lei. Spesso in quei giorni si era preso a schiaffi mentalmente, imponendosi di provare un minimo di rancore. Lui era pur sempre Gregory House, e che diamine! In un altro caso l’avrebbe odiata con tutto il cuore e perseguitata a vita. Insomma, lei lo aveva tradito, aveva messo fine a quello che rimaneva di loro due. Il vero lui avrebbe sostenuto questo discorso altamente egoistico, strafregandosene del fatto che in effetti il primo a tradire era stato lui. Ma no, non era successo. Era rimasto per ore a fissare il muro grigio, impassibile, con la mente offuscata dalle sue ultime parole:
“Devi uscire dalla mia vita….Ti prego vattene, non voglio più vederti”
Dio solo sapeva, anzi no, soltanto lui sapeva che cosa gli avessero provocato quelle parole. Eppure si trattava della verità. Lui sarebbe dovuto uscire dalla sua vita molto prima che glielo dicesse lei, anzi non sarebbe neanche dovuto entrarci. Quando la Cuddy era venuto a trovarlo e gli aveva riferito che Cameron sembrava invecchiata di 10 anni, vuota, triste….Aveva provato una stretta al cuore. In quel momento si era odiato ancora di più, perché la loro assurda storia era finita e lei ne soffriva. No, lei non avrebbe dovuto versare una sola lacrima, perchè quell’amore folle e stupido non meritava di ricevere nulla da lei. Si era trovato così ad arrivare ad una semplice e dolorosa verità: Lei non lo meritava.Era stato durissimo ammetterlo, ma era contento di essere riuscito a farlo. Come aveva potuto lui, egoista come non mai, pensare che la splendida Allison potesse stringere un qualsiasi legame con lui? Si tratta di Alli, quella bellissima donna che meritava solo affetto, amore e fedeltà. E lui non c’era riuscito, quindi perché lei avrebbe dovuto disperarsi? Quella sera House andò a dormire sperando di poter avere una notte tranquilla, non turbata come solitamente, da dispiaceri derivanti da ferite aperte che non avrebbero mai dovuto chiudersi
CAPITOLO 21 Erano passati otto giorni da quando House stava in galera e il suo stato d’animo andava sempre degenerando. Fortunatamente Wilson si era ricordato di portargli il nintendo e così almeno aveva qualcosa da fare. In quel preciso momento, seduto come al solito per terra, aveva quasi raggiunto il ventiquattresimo livello, quando il solito sbirro lo informò che c’erano visite. House pensò velocemente a chi potesse essere, ma non gli venne in mente nessuno. Foreman era già venuto e Chase sarebbe passato in settimana. Per un attimo una remota possibilità gli offuscò la mente, riempiendolo di gioia e dolore insieme: Allison. Ma fu solo un attimo, perché poi si rese conto che era impossibile e non avrebbe dovuto neanche immaginarlo. Dr H.: “Che entri pure…..” La donna che varcò la soglia con uno splendido portamento ed una vistosa eleganza lo lasciò di stucco. Improvvisamente gli si seccò la gola e lo stomaco fu preso da una morsa micidiale. Anche lei doveva essere scossa alla vista del medico, e cercava in tutti i modi di non darlo a vedere. Ma evidentemente non lo conosceva abbastanza da sapere che a lui non sfuggiva mai niente, neppure quel piccolo fremito emozionato che le inarcò leggermente il labbro superiore. Per lunghi minuti entrambi restarono in silenzio, scrutandosi l’un l’altro e cercando di conservare per sempre l’essenza di quel momento. House, in quei lunghi attimi che sembravano non passare mai, la osservò attentamente. Aveva i capelli più lunghi e forse li aveva anche leggermente schiariti. Il trucco era quello di sempre, quello che la faceva sembrare più giovane e rendeva le sue labbra di un pallido color naturale. Indossava uno splendido tailleur gonna blu, non troppo classico, che le donava veramente molto. Quando improvvisamente, fu lei a parlare. Stacy.: “Ciao, Greg……” House continuò a guardarla, imperterrito. Aveva dimenticato che suono aveva il suo nome quando veniva pronunciato da lei. Stacy. Stacy…..Si proprio lei in carne ed ossa….Era tornata. Pensò a quante volte, sotto le coperte oppure suonando il piano, aveva immaginato questo momento. Quello in cui avrebbe potuto rivedere la donna che aveva sempre identificato come anima gemella, come la sola, l’unica……finchè non aveva conosciuto l’altra….Ma ora non era il momento di pensare. Stacy era lì, e lui doveva assolutamente dire qualcosa. Dr H.: “Stacy…..da quanto tempo…..” Lei lo guardò e un sorriso le riempì completamente il volto, rendendolo più luminoso. S.: “ Si….ne è passato veramente molto…..” Dr H.: “Bè, dimmi, come te la cavi?” S.: “Diciamo abbastanza bene….Sono stata un po’ in giro per il mondo, e ora ho deciso di trasferirmi definitivamente in California….” Silenzio “……Vedo che però a te non è andata così bene purtroppo…..” House sorrise. Dr H.: “Mi sa proprio di si….Ma non è niente di grave, fra pochi giorni sarò fuori” S.: “Si, lo so….Prima di venire qui sono passata in ospedale e ho parlato con Lisa. Mi ha raccontato un po’ come sono andate le cose negli ultimi mesi…E ho saputo che ne sono successi di casini….Comunque mi ha anche spiegato tutta la questione con Ferrett….ed eccomi qui” House la guardò più intensamente, cercando di capire se la Cuddy avesse accennato qualcosa sul loro bacio, oppure sulla storia con Cameron….Arrivò alla conclusione che Stacy doveva sapere sicuramente tutto, lui non aveva mai definito la Cuddy una donna discreta. Dr H.: “Ah, bene….Senti, ma perché sei….ecco…passata?Non credo che la tua venuta dalla California sia dovuta ad una visita di cortesia” Stacy tirò un lungo sospiro S.: “Scusa, mi posso sedere?” House si alzò e si guardò in giro in cerca di una sedia ma non fu fortunato. Stacy evitò di metterlo in imbarazzo. S.: “Nessun problema, mi siedo a terra, come hai fatto tu……” Dr H.: “Ma figurati, magari chiamo qualcuno e….” S.: “No sul serio, non c’è nessun problema….” Così dicendo entrambi si sedettero sul freddo pavimento, ad una determinata distanza che evitasse di creare situazioni spiacevoli. S.: “Come avrai senz’altro capito, non sono venuta qui per salutarti….Ecco, diciamo che ti ho fatto un grosso piacere..” Dr H.(curioso): “Continua….” S.: “ In sintesi fra un’oretta sei libero, giusto il tempo di raccogliere le tue cose.E soprattutto…..credo che quel famoso processo non si farà…” Dr H.: “Stacy ma che stai dicendo….è impossibile!” S.: “A quanto pare no…..Ho parlato con Arnold….Sai eravamo colleghi e anche molto amici…..Non aveva la minima idea che fossi stata tua moglie! Appena l’ha saputo è sbiancato e mi ha detto che era mortificato!Mi ha detto che per la prigione ci pensava lui e che avrebbe cercato di convincere la madre di quel bambino a rinunciare…..” House la guardò a lungo senza proferire parola. Dr H.: “Non so come ringraziarti…” S.: “Non preoccuparti, nessun fastidio…” House si sentì estremamente sollevato, d’altronde parte della sua vita si era decisamente risolta.Si passò una mano nei capelli, e tornò a guardare Stacy. Non c’era dubbio, quella donna era davvero un mito. Improvvisamente, lo sguardo gli cadde sulla mano sinistra e notò un particolare che lo insospettì. Dr H.: “Non porti l’anello…….” Stacy arrossì e si capì che era riuscito a metterla in difficoltà. S.: “Greg, cosa pretendi? Che porti il tuo anello ancora ora, dopo tanto tempo?!” Dr H.: “Sai benissimo a cosa mi riferisco….Non porti quello di Marc” Stacy si abbandonò ad una risata spezzata. S.: “Sei sempre stato un acuto osservatore…..era quello che mi piaceva di te” Lo guardò negli occhi e si trovò di fronte ad un bivio. Doveva dirgli la verità? Doveva confessare a quell’uomo il vero motivo per cui aveva percorso Kilometri e Kilometri? Lei non sapeva che Greg fosse in galera, quindi non era certo il suo arresto che l’aveva spinta a venire da lui. Guardò intensamente i suoi grandi occhi azzurri e capì quello che doveva fare. Doveva lasciarli vivere la sua vita, solo perché la sua era andata male non aveva il diritto di rovinargliela. L’aveva già fatto una volta….E poi, adesso lui aveva un’altra, una che non l’avrebbe mai lasciato per il suo carattere intrattabile. Una che l’amava quanto lei, ma sapeva rispettarlo molto di più. Le si presentò davanti agli occhi l’ipotesi di un nuovo futuro insieme, quella stessa probabilità a cui aveva pensato quando era entrata nel PPTH convinta di trovarlo lì…..Ma ci rinunciò. Era lui l’uomo che amava, ma le si era presentata più volte l’opportunità di renderlo suo e lei l’aveva rifiutata. Ora non c’era più niente da fare, e lui non avrebbe mai dovuto sapere niente. S.: “Si, lo so….E’ che l’altro giorno Marc mi ha guardata e ha detto che si era effettivamente un po’ rovinato, quindi ha deciso che me ne avrebbe regalato un altro. Lo sta facendo fabbricare appositamente dall’orefice, in appena torno devo andare a prenderlo…..” Terminò così, con quell’amara bugia fin troppo facile da smascherare. Specialmente per Gregory House. Lui la guardò con degli occhi che non lasciavano dubbi: sapeva tutto, anche se lei non aveva aperto bocca in proposito. Era inutile, la conosceva meglio di chiunque altro e non avrebbe potuto mentirgli. Stacy si avvicinò e lentamente, gli posò la mano sulla guancia, assaporando per l’ultima volta quella sua barba ruvida. S.: “Ti prego, non dire nulla……” Poi improvvisamente si staccò e raccolse le sue cose per andarsene. Dr H.: “Stacy…..Mi dispiace” Si girò un’ultima volta prima di lasciare la stanza, e lo guardò fisso negli occhi. S.: “A me no……Abbiamo fatto le nostre scelte….Evidentemente doveva andare così…Ah, e un’ultima cosa House…Vai da lei, prima che sia troppo tardi” Fu così che House si ritrovò solo in quella stanza vuota a riflettere sulla situazione. Ancora una volta Stacy se ne era andata. E stavolta, ne era sicuro, per sempre. Ma stranamente, non stava provando quella sensazione di solitudine e disperazione assoluta che aveva avvertito il giorno in cui le aveva pregato di andare con Marc…..Si sentiva libero, rinato. Amava Stacy, e non avrebbe mai smesso di amarla, mai. Ma nella sua vita aveva lasciato solo una sfumatura lontana….Ora c’era solo una donna, lei. E non avrebbe assolutamente dovuto lasciarsela scappare….Dentro di sé , sentì che non era troppo tardi, e mentre inspirava l’aria fresca del New Jersey, si rese conto di quello che doveva fare. In quella fresca giornata soleggiata, tutto gli fu chiaro. Salì sulla sua amata moto senza neanche indossare il casco, per permettere al vento di accarezzargli il viso, con una destinazione precisa.
|