pensavo ad House (ma va là?!?
)....ma sono ampiamente giustificata: non potevo farne a meno, perchè mio marito stasera è tornato a casa con un 50 pollici al plasma....vedere House in dimensioni naturali a casa...mhm *sospirosbavacchioso*...ho scelto di rivedere il Pilot, uno dei miei episodi preferiti che non ho mai commentato.
Scritto da David Shore e diretto da Bryan Singer, l'episodio si contraddistingue in primis per la colonna sonora ad hoc (questo episodio non ha sigla di testa) diversa dalla solita Teardrop dei Massive Attack, e poi per la luce particolare, mai più riscontrata, così originale da non fare quasi notare (ed è un peccato) i meravigliosi occhi di Hugh Laurie. L'atmosfera è calda, avvolgente, soffusa ed è come se i personaggi emanassero una luce propria. I contorni appaiono morbidi, quasi sfuocati, come ad evocare una "magia", la magia che legherà lo spettatore a questa serie. Un episodio dove niente è lasciato al caso, dove si deve fare tesoro di ogni dettaglio, di ogni inquadratura e di ogni battuta per arrivare immediatamente al "cuore" di House.
L'"aura fatata" che aleggia rappresenta la materializzazione della filosofia di Shore all'alba della serie, e racchiude il segreto del successo di House, grazie all'interprete e al dipanarsi dell'intreccio, che racchiude tutti i temi che verranno poi sviscerati durante il corso degli episodi delle varie stagioni.
Innanzitutto avvertiamo dalla prima scena il disagio e l'insofferenza di House per la propria condizione...House non sopporta che lo considerino un malato a causa del bastone, ma nemmeno vuole indossare il camice e mostrarsi come dottore. In questo primo episodio House è annoiato, demotivato, dimesso, viene spinto a forza da Wilson ad occuparsi del caso di Rebecca. E da subito inquadriamo Wilson, l'amico leale, premuroso che mente a fin di bene (non solo a pro di House, ma pure della sfortunata maestrina) che sprona l'amico a ritrovare interesse per la professione ed a servirsi del suo team...
La prima apparizione del terzetto è sintomatica: Foreman l'ultimo arrivato, da sempre antipatico e ipercritico, Cameron dolce e paffutella come un cucciolo di labrador, ma al tempo stesso"damaged" e Chase, ciuffo ribelle, sempre indecifrabile, ma fin dall'inizio decisivo per la risoluzione del caso ed il più geniale nel gruppo.
Cuddy si rivela da subito un capo energico ma indulgente, che può permettersi con House certe battute al vetriolo solo per il fatto di conoscerlo profondamente ed aver raggiunto un grado di confidenza particolare.
Ci viene detto subito che House è un genio della diagnostica, dipendente dagli antidolorifici, tremendamente annoiato e solo, con un allergia cronica verso gli esseri umani, dettata dalla paura del contatto, sviluppata per non venirne coinvolto, per non subirne le influenze, ma soprattutto per non rischiare di soffrire.
A Rebecca, la paziente, è bastato vedere il bastone di House e scambiare qualche battuta con Wilson per capire House uomo e la sua sofferenza, il suo disagio tra la gente, l'orgoglio unito alla difficoltà ad accettare la propria condizione e la paura del contatto umano. Per salvarle la vita House la deve affrontare e sebbene questo gli costi, lui non si tira indietro. Rebecca è l'unica paziente con cui House è costretto a parlare del come e perchè è diventato zoppo. E quando House si misura con lei mostra contemporaneamente tutta la sua forza e la sua fragilità. La scena del loro incontro è una delle più belle, intense e significative della serie: è uno scontro tra grandi. Tra una donna che sta per morire e che è stanca di fare da cavia e un uomo che rivede in lei se stesso qualche anno prima di fronte ad una scelta cruciale: diversi, ma simili. Rebecca se ne rende conto e lo incalza. House è imbarazzato, indifeso, vulnerabile e fatica a tenere il passo. Rebecca lo mette a nudo con una descrizione lucida, esatta, spietata ed imbarazzante. House rivive in pochi secondi il suo dramma e vede il terrore il dolore e la stanchezza negli occhi di Rebecca e comprende, perchè le ha vissute, le ragioni del suo comportamento: ma contrattacca e la sprona a fare la cosa giusta, a battersi per la vita a qualsiasi costo, anche se finisce per capitolare (perchè la rispetta, osserva giustamente Wilson) e probabilmente Rebecca sarebbe morta, se non fosse stato per Chase, il deus ex machina dell'episodio.
House non è un vero e proprio misantropo, la sua è solo paura. House sa di non essere è immune all'influenza di certi esseri umani, intelligenti e sensibili come Rebecca e ne teme l'influenza ed il confronto. Teme di dover scavare troppo e vedere quello che che non vorrebbe. Teme di dover guardarsi dentro fino in fondo. House in realtà subisce l'influenza ed il fascino delle persone con cui entra in empatia e per loro arriva a rischiare addirittura la carriera o la galera (pensiamo solo a Carly di Control o al Coma Guy).
Ad alleggerire l'atmosfera ovviamente i siparietti dell'ambulatorio, con "l'uomo arancione" ed il malato immaginario. Qui House può sfoderare il suo lato sarcastico ed irriverente e l'aspetto fanciullesco del suo carattere che lo rende così dannatamente irresistibile ed affascinante.
Una nota sull'impostazione recitativa e sul look dei vari personaggi, quest'ultimo decisamente migliorato e "svecchiato" nel tempo. Riguardo la recitazione, si nota, ovviamente con il senno del poi, un po' di "ingessatura" nei modi e nelle maniere che, man mano, episodio dopo episodio, ha ceduto il passo alla fluidità e naturalezza proprie di chi si è calato a pennello nella parte e non solo interpreta, ma la"vive" quotidianamente.