| 2a parte
Ore 8,00 am, ufficio di House
House era seduto nel suo ufficio, le gambe sulla scrivania e gli occhi chiusi. Non aveva dormito niente. La sera prima lui e Wilson avevano fatto tardi al night club. "HOUSE!", Lisa Cuddy entrò nell'ufficio di House, piuttosto alterata "E' così che credi di recuperare le tue ore in ospedale? Quando serve il tuo aiuto non ci sei mai! Mi avevi promesso..." in quell'istante arrivarono Cameron, Chase e Foreman, House alzando la voce replicò a Cuddy:"Sì lo so che te l'avevo promesso, ma non possiamo fare sesso qui, davanti a tutti!". Cuddy alzò gli occhi al cielo e uscì dall'ufficio. House sorrise fra sè e sè e finalmente si degnò di guardare i suoi assistenti. "Che c'è, siete rimasti traumatizzati? Sono cose di tutti i giorni. Sapete no, un uomo, una donna...Avanti, dite a papà il caso di oggi, non siate timidi" Foreman, ignorandolo, disse:"Bambino di 5 anni, rimasto coinvolto in un incendio, ha ustioni gravi in tutto il corpo. I suoi genitori sono morti entrambi nell'incendio, non ha rimasto nessuno...Da quando è arrivato qui, la Cuddy è rimasta sempre con lui in stanza. E' uscita solo per cercarti. Ora il bambino sta meglio, abbiamo fatto il possibile. E' ancora profondamente addormentato...Qualcuno dovrà dirgli dei suoi genitori". House ora serio in volto, si alzò dalla sedia e lasciò i suoi assistenti da soli. Si diresse verso la stanza, non entrò ma rimase fuori a guardare. Cuddy era seduta a fianco del bambino, piuttosto preoccupata. Esitò un pò, poi entrò senza dire una parola. Lei si accorse di lui, lo guardò negli occhi e si girò verso il bambino. "Ti sei degnato di alzarti dalla tua sedia, vedo. "Stai piangendo" "Chase dice che dovrebbe essere fuori pericolo...ma il bambino non si è ancora svegliato. E' così piccolo, io..." e scoppiò a piangere, sempre più forte. Non voleva farlo davanti a lui, non voleva apparire fragile, ma era più forte di lei. House non era preparato a questo, non sapeva come gestire la situazione. Non era mai stato bravo con le parole, quando si trattava di consolare qualcuno. Non gli piaceva vederla così. Non sapeva il motivo, ma rivoleva vederla sorridere. Lei continuava a piangere, le mani sul viso, lui sulla porta, fissando il pavimento. Wilson stava passeggiando per il corridoio con alcune cartelle in mano, quando sentì piangere. Si accorse che era Cuddy e si precipitò dentro la stanza, un'occhiataccia a House che continuava a rimanere immobile sulla porta, e andò da Lisa. "Ce la farà, ne sono sicuro...stai tranquilla, non c'è pericolo per il bambino. Si sta riposando, presto aprirà gli occhi. Avanti Dottoressa Cuddy, l'ospedale ha bisogno del suo capo!" e le sorrise. Lei si alzò, lo abbracciò e ringraziò del conforto, poi uscì dalla stanza asciugandosi le lacrime, senza dire una parola ad House. House era ancora lì...il viso inespressivo, lo sguardo assente, sorretto dal bastone. Wilson lo guardava. "Sei patetico. Che diavolo ti prende? Non hai visto come piangeva? Era stravolta...Sai bene quanto sia sensibile quando c'è un bambino di mezzo. Come hai fatto a startene lì immobile, senza dirle neanche una parola di conforto?". Wilson era piuttosto arrabbiato. "Non urlare, ci sento ancora". House sembrava risvegliatosi da un lungo sonno. "Perchè House? Non avrei mai pensato che tu fossi b@st@rdo fino a questo punto". Wilson uscì dalla stanza, House lo seguì:"Non riuscivo a parlare!", gli urlò come per giustificarsi. "House, la verità è che tu hai dimenticato come si fa ad amare. O forse non lo hai mai saputo". Più arrabbiato che mai, Wilson fece per tornare nel suo ufficio, quando House, con un tono incredibilmente pacato replicò:"Puoi sempre rimediare tu...Tu adori queste cose, ami le persone malate. Ci esci, te le porti a letto. Cuddy in questo momento è come una delle tue pazienti. E' in un momento difficile della sua vita, sappiamo entrambi quanto desideri un bambino. E tu non te la lascerai di certo scappare, soltanto perchè l'altra sera ti ha dato buca e tu sei andato in bianco. Wilson, in preda alla rabbia, spintonò l'amico e lo fece cadere a terra, sbattendo in un tavolo. "Sei un b@st@rdo House, un b@st@rdo"... e lo lasciò a terra, andandosene. Cuddy, sentito confusione dal corridoio, si alzò dalla sua sedia e uscì dall'ufficio, per andare a vedere chi avesse fatto quel rumore, quando si accorse di House per terra e corse da lui, aiutandolo ad alzarsi. "Non è colpa mia, è stato Wilson". "Non so cosa sia successo fra te e Wilson, ma non voglio che si ripeti una scena del genere, chiaro? E vedi di renderti utile". Detto questo, si voltò per tornare nel suo ufficio, mentre House la guardava allontanarsi. Cuddy c'era sempre nel momento del bisogno, lo aveva coperto tante volte, lo aveva difeso, gli lasciava fare quello che lui credeva fosse il meglio per i suoi pazienti, anche se molto spesso lei non era d'accordo con lui. Perchè? Perchè lo faceva? Perchè non lo aveva licenziato come tutti gli altri datori di altri ospedali avevano fatto, in passato? Magari le faceva pena... House non sapeva darsi una risposta. La domanda lo tormentò tutto il pomeriggio. Ora era nel suo ufficio, seduto nella sua sedia. Giocherellava con il bastone e guardava fisso il soffitto. Era assorto nei suoi pensieri quando entrò Cameron. "House, il bambino si è svegliato, sembra stare molto meglio, è tranquillo". House non dava nessuno segno, continuava a fissare il soffitto. "House?". Cameron lo guardava accigliata. Lui assunse allora un'espressione sorpresa:"Cameron! Come sei entrata qui?" "Forse dalla porta??" Cameron pensò che fosse davvero strano quel giorno. House sorrise, rendendosi conto che Cameron non aveva capito che lui la stava prendendo in giro. "Ma certo, ti avevo vista!", e sorridendo, compiaciuto di sè, uscì dall'ufficio. Cameron sorrise a sua volta, House non cambiava mai. Ora tutti erano nell stanza del bambino, Cuddy compresa. Nessuno riusciva a dire la verità su i suoi genitori, soprattutto dopo aver visto quell'espressione spaventata, negli occi del bimbo. Ora qualcuno avrebbe dovuto prendersi cura di lui... House fece un cenno a Cameron, lei capì. Avrebbe parlato lei al bambino. Uscirono tutti dalla stanza, lasciando la dottoressa sola. "Bene, lo spettacolo è finito, tornate al vostro lavoro", e Foreman e Chase se ne andarono. Cuddy esitò un attimo, poi si girò per tornare al suo lavoro. "Cuddy..." House aveva lo sguardo diretto verso il bambino dentro la stanza. Cuddy si girò, lo guardò, si sforzò di sorridere, cercando poi di essere il più seria possibile, gli disse:"Ho da fare House, magari domani...". Tornò nel suo ufficio, non fece in tempo a sedersi che House era già entrato con lei. "Perchè mi tieni qui?"". Cuddy lo guardò perplessa:"House sai bene qual'è il motivo. Sei il miglior dottore di questo ospedale. Perchè mi rifai questa domanda? Vuoi forse andartene? Se è così, sìì diretto House, non voglio nessun gioco di parole...". House si avvicinò alla scrivania:"Cuddy ci dev'essere qualcos altro! Chiunque mi avrebbe già cacciato, tu no, fai di tutto pur di proteggermi! Lo hai sempre fatto!". Cuddy non sapeva cosa avesse in mente House, ma decise che sarebbe stata al gioco:"Hai sempre fatto più che bene il tuo lavoro e io ho imparato a sopportarti. Questo è il segreto." House ora appoggiò le mani sulla scrivania. "Cuddy tu mi hai sempre protetto, mi hai cavato da ogni casino possibile, voglio sapere se lo fai per compassione o perchè provi qualcosa per me. Devi dirmelo, ho bisogno di saperlo!". House aveva alzato la voce e ora Cuddy era un pò spaventata. "House..sei strano oggi. Prima litighi con Wilson, il tuo migliore amico. E ora vieni qui a chiedermi cosa provo per te. Che cos'hai preso? Hai confuso il Vicodin con qualche strana droga?". House guardò il pavimento. "House, vai a casa e riposati", furono le ultime parole di Cuddy, che si alzò e fece per uscire dall'ufficio. House la bloccò per un braccio. "Sto parlando sul serio, non ho preso nessuna droga, non ti sto prendendo in giro. Sta mattina quando piangevi davanti al bambino, ho provato qualcosa. Non so bene cosa fosse. Non mi succedeva da anni, da quando frequentavo Stacy. Avrei..avrei voluto dirti qualcosa, consolarti, ma non ce l'ho fatta. Volevo...abbracciarti..Sai benissimo che non è cosa da me." Cuddy lo guardava negli occhi...non sapeva cosa dire, ora era lei senza parole.
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