Vigilia di Natale, cap I : attenzione spoiler dalla 3x10!!

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remsaverem
view post Posted on 15/2/2007, 18:18




Vigilia di Natale.
Princeton Plainsboro Hospital.

Il telefono squillava con forza mentre il quadrante del cellulare evidenziava un nome: Julie.
Fuori pioveva.
Wilson rigirò il telefono tra le mani tenendo d’occhio la strada attraverso i vetri dell’ospedale.
-Eccolo...-mormorò notando la sagoma di una berlina grigia accostare davanti all’entrata. Non sarebbe stato costretto a rispondere.
Zittì il telefono e si precipitò fuori, sotto la pioggia.

Qualche ora dopo…

Julie non avrebbe approvato, questo era sicuro. Così pensava Wilson scrutando la luce ancora accesa nell’ufficio della Cuddy.
Controllò l’orologio: solo le sette e un quarto.
“Julie mi aspetta per le otto” pensò automaticamente, per poi rendersi conto che era inutile. Era solo una vecchia abitudine che avrebbe fatto bene a perdere in fretta: ora non c’era più nessuno a cui farsi perdonare il ritardo con un mazzo di rose e una cena a lume di candela.
Wilson si strinse nel cappotto. Faceva freddo. E il pensiero ritornò alla sua ex.
No, Julie non avrebbe approvato… d’altronde non c’era più niente di cui dovesse renderle conto, se non… Wilson scosse la testa per allontanare quel pensiero, inutilmente.
Già gli sembrava di sentirla gridare aggirandosi per le ariose stanze della loro casa a XXXX –Ma dove metti la testa Jimmy eh??? Ci pensi ogni tanto a noi???!!- cose così…-Con che cosa pensi che vivremo???!!!...e tutto per cosa????!!Per tener fuori di galera uno che non si prende nemmeno la briga di ringraziarti???Un drogato che…- a quel punto lui l’avrebbe zittita o blandita in qualche maniera. O forse non ci sarebbe riuscito. Era vero, House era un drogato, ma non gli piaceva che lei ne parlasse così…
Essere a una passo dal divorzio poteva avere i suoi vantaggi, considerò Wilson. E mentre rifletteva sui privilegi della vita da separato Cuddy uscì dal suo ufficio.
Sette e mezza precise.
Wilson si chiese se fossero solo i single a darsi quei ritmi inflessibili, come per regolare una vita di cui solo loro erano i sagaci amministratori. O forse no, forse era solo per confondersi con la massa di persone con figli a carico e una cena da improvvisare che si infilava speranzosa in metro o lungo le principali arterie stradali.
Aspettò che lei varcasse la soglia del Princeton Plainsboro Hospital e poi le andò incontro. Un’accortezza di cui Tritter sarebbe andato fiero, d’altra parte non voleva rendere pubbliche le loro manovre più di quanto non avesse già fatto.
Bastarono quattro lunghe falcate per raggiungere Cuddy che, dal canto suo, non aveva fretta.
Era a pochi passi da lei quando la donna si voltò con le mani sui fianchi.
-Come pedinatore non sei granchè, avanti cosa c‘è?-
Wilson si fermò di colpo, come diavolo faceva a sapere che…
-Non è da te tendere agguati dopo l’orario di lavoro, quindi dimmi, quale nuova sventura sta per abbattersi su di noi?House ha forse rubato una partita di vicodin ed è fuggito in Messico?-
Wilson si trovò suo malgrado a sorridere e fece no con la testa.
-Vedi io…- in quel momento squillò il telefono. Ancora lei…Wilson lo zittì con un sorriso imbarazzato.
-Andiamo Wilson non ho tutta la sera…-
-Non testimonierò- lo disse tutto d’un fiato, sperando che nessuna folgore divina si abbattesse su di lui.
Rimase in attesa trattenendo il respiro, come faceva con Julie quando le telefonava per dirle che non sarebbe tornato per cena. Non aveva mai capito se lei sapeva che non c’era nessun paziente o inconveniente sul lavoro a trattenerlo.
-Sapevo che l’avresti detto…- sussurrò Cuddy guardandolo dritto negli occhi. Wilson tirò un sospiro di sollievo. Almeno lei capiva.- se il tuo cervello fosse andato a farsi un giro su Plutone!!!Vuoi dirmi che cosa ti è saltato in mente???!!-.
Oh oh, si stava arrabbiando. Wilson arretrò seguito da presso da una Cuddy infuriata- No, fammi capire??!!Non eri tu il sostenitore del “mettiamolo alle strette…togliamogli il suo giocattolo”…e ora…- il suo tono di voce andava aumentando in maniera esponenziale –e ora mi dici che non VUOI- PIU’- TESTIMONIARE??-
Wilson alzò le braccia per cercare di placare la sua ira. –Io non …-rimase in sospeso.
-Non dirlo –sibilò Cuddy tra i denti.
-Io...-
-Non…-
-Non posso!!- riuscì a tirar fuori Wilson.
Cuddy che aveva alzato una mano per non sentire si voltò, cercando di calmarsi, le spalle che si alzavano e abbassavano ritmicamente.
-Lisa…- attaccò Wilson
-Non chiamarmi per nome, tu-Tu!!!-gli puntò un dito contro il petto, minacciosa.-AH!!!-
Dopo un ultimo profondo respiro sussurrò- posso sapere cosa ti ha indotto a …anzi no so già cosa mi dirai: che House dopotutto è un ottimo medico e che il vicodin gli consente di continuare ad esserlo.-
Di nuovo Wilson si chiese come faceva a indovinare così bene.
-Non dire niente, dalla tua faccia si intuisce che c’è anche altro- rimase un attimo a guardarlo.-...Ma allora perché???Perchè tutto questo?-gli chiese supplicante.
Wilson si guardò intorno, sulle spine. Faceva ancora freddo, ma almeno aveva smesso di piovere. Lei non era Julie, a lei poteva dirlo.
Si fece coraggio.
 
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Babyu2
view post Posted on 15/2/2007, 18:33




e...e..E??? Ti prego continua, non puoi lasciarmi così :o:
 
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rabb-it
view post Posted on 16/2/2007, 00:04




Rem, i miei complimenti... attendo il seguito!


Socia del club SPW

Salviamo i Piccoli Wilson

anche se iscritta come Cuddy Fan!

 
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rabb-it
view post Posted on 26/2/2007, 12:23




rem... lo sai vero che son curiosaaaaaaaa!

cioè ecco insomma....dov'è la seconda parte?


ok vado a lavorare...

sospetto sulla fine della seconda perte...aspetti che sia interrotto House così ci dai qulcosa da leggere oltre alle lamentele sull'interruzione?

sei un genio ragazza!


 
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remsaverem
view post Posted on 4/3/2007, 13:42




ecco il II capitolo di questa ff.

Cap II : AMICI


- E’ mio amico- Il mio migliore amico, avrebbe aggiunto volentieri se lei gliene avesse dato il tempo.
-Cosa che non gli dà certo il permesso di dire quello che ha detto…-e via così. Julie provava uno strano piacere nell’elencare la lunga sequela di cattiverie che House aveva partorito nel corso della serata.
Ben presto quindi Wilson era stato costretto a bandire cene, coktail, feste e compleanni insieme: compartimenti separati. E Aveva imparato a giostrare abilmente il suo tempo libero tra la moglie e l’amico, senza mettere da parte nessuno dei due. Almeno così credeva.
All’epoca del suo matrimonio si diceva che, in fondo, non c’era niente di male a dire a Julie che andava a giocare a golf con alcuni colleghi, quando invece si ritrovava nell’angusto salotto di House a seguire la maratona di L word.
E poi, di certo, Julie non avrebbe gradito sapere che il branzino da lei così amorevolmente cucinato per Natale era finito nel freezer del primario di medicina interna del Princeton Plainsboro Hospital.
Né Julie, ricordò amaramente Wilson, avrebbe apprezzato il fatto che lui avesse rinunciato al ruolo da primario, con relativo stipendio annesso, per difendere un amico indifendibile e, soprattutto, che non voleva essere difeso.
-Si approfitta di te e tu non te ne rendi nemmeno conto!-questa era diventata una delle sue frasi più gettonate, negli ultimi tempi. E lui, il più delle volte, troppo stanco per ribattere rimaneva in silenzio. Silenzio che veniva inteso da Julie come un tacito consenso da cui lei deduceva che, nonostante le sue lauree e i suoi master, suo marito era un fesso che chiunque poteva prendere in giro.
Wilson non potè fare a meno di sorridere: se l’avesse visto lì, in quel momento, alla ricerca delle parole per spiegare perché avesse deciso di non testimoniare più, cosa che tra parentesi l’avrebbe inviato dritto in prigione, Julie si sarebbe fatta una sonora risata.
Lisa Cuddy però, non era Julie, quindi…

-…E’ mio amico- esclamò dopo qualche esitazione, come se quelle tre parole potessero contenere tutto l’universo di sentimenti che girava attorno a quella definizione.
“Mio amico” pensò Wilson” un amico che sto mandando in prigione, a cui sto per far ritirare la licenza, quando invece dovrei proteggerlo…”
-Tu hai fatto tutto quello che hai potuto- per un attimo gli sembrò che fosse Julie a parlare. No, non era Julie. Julie era lontana mille miglia col suo dentista.
Davanti a lui c’era la Cuddy, ora inspiegabilmente calma e con una strana espressione sul volto.
-Sediamoci- Wilson la seguì fino alla panchina poco distante. Poi attese. Cuddy si sistemò le pieghe della gonna, poi si voltò verso di lui.
- Wilson.. per noi non è un mistero: sappiamo che House ha un sacco di problemi. Ne ha sempre avuti.- Non era una novità. –Noi possiamo farci carico solo di un certo numero di cose, non possiamo farci carico di tutto. Anche lui deve capire che…-
-Non è questo- la interruppe Wilson.- noi non abbiamo agito bene Cuddy …lo sai-questa volta fu la Cuddy a interromperlo.
-Anche lui ha delle responsabilità: verso l’ospedale, verso i suoi pazienti, ma soprattutto verso se stesso. Non può andare avanti così-.
Era vero, non poteva andare avanti così, ma tutto ciò non significava che il loro modo di far andare diversamente le cose fosse quello giusto.
Forse aveva ragione Cameron, forse quella era solo la soluzione più comoda.
-Lo so cosa stai pensando- ripresa Cuddy- ma non è colpa tua. Non sei stato tu a rubare il ricettario, né sei stato tu a rifiutare le dovute scuse a Tritter.
-Lo so- mormorò Wilson laconico. Non era questo, lui semplicemente non poteva accettare di mandare serenamente in prigione il suo migliore amico e poi continuare come nulla fosse.
-Non sei stato tu a rifiutare l’accordo- proseguì imperterrita Cuddy.- tu…noi-si corresse in fretta- gli abbiamo dato un’opportunità.-
-E quale?- le domandò Wilson brusco.- quali alternative gli abbiamo dato? Forse costringerlo a una riabilitazione che non vuole e non farà è un’alternativa concreta?-
-James Wilson!!- esclamò Cuddy alzandosi in piedi di scatto– non farmi pentire di averti assunto!-
-Non testimonierò- ripetè Wilson testardo.
Cuddy tornò a sedersi scrollando la testa.
-Tritter vuole House dietro le sbarre, ma non sarò io a mandarcelo!!- buttò lì lui.
-E così te ne laverai le mani eh?-domandò Cuddy con una punta di acidità nella voce.
Wilson sussultò -C-come?-
-Eh sì. Perché siete stati voi due a cacciarvi in questa situazione e ora …e ora… come al solito…sai cosa farò io? Sai cosa farò?- esclamò Cuddy alzandosi e cominciando a passeggiare freneticamente avanti e indietro.
Wilson non l’aveva mai vista così agitata.
- Quando Tritter busserà nuovamente alla mia porta alla ricerca…-
-Cuddy-
-Non interrompermi, dicevo, quando busserò alla ricerca di qualche nuova prova io...-
-Cuddy-
-Io…-
-Cuddy-
-Ma insomma vuoi smetterla di interrompermi??Cosa c’è??-
-Mi dispiace- e gli dispiaceva davvero, per House, per lei, per i pazienti e anche un po’ per Tritter …
-Mi dispiace- ripetè piano.
Cuddy arrestò la sua marcia forzata e lo guardò sconsolata.
-Wilson sei...- non trovò le parole, lei che aveva una risposta per tutto, come House.
Tornò a sedersi vicino a lui –tu e House siete le uniche persone con cui posso parlare senza troppi giri di parole. –tacque per un momento- non voglio litigare con te-.
Wilson non sapeva cosa rispondere. Fu lei a continuare
-Non voglio che House finisca in prigione.- Wilson fece per dire qualcosa.
-No aspetta lasciami finire. Io penso che ognuno sia responsabile delle proprie azioni. House ha sbagliato e non è nemmeno un santo, però questo non fa di lui una cattiva persona, o almeno non quanto Tritter vuole farci credere. Se abbiamo una colpa verso di lui, e sì almeno una ce l’abbiamo è quella di non avergli messo un freno prima. Se l’avessimo fatto questa conversazione non avrebbe mai avuto luogo. Lui non rischierebbe di finire in galera e noi di perdere un…-esitò per un momento-amico.-
Si alzò e si avviò verso il parcheggio, giunta a metà strada si voltò verso di lui- Tritter cos’ha detto?-
Wilson non rispose.
Lei annuì e scomparve nell’oscurità.
 
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rabb-it
view post Posted on 4/3/2007, 15:20




w il comitato di difesa dei "piccoli" Wilson!


 
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remsaverem
view post Posted on 16/3/2007, 10:12




questo è l'ultimo capitolo.

CAP III
RIMORSI

Ore 23.00


-Ho sposato il più grande fesso dello stato!-
E Wilson avrebbe detto che aveva ragione.
Chi altri sarebbe saltato giù dal letto per uscire in una notte piovosa come quella… per andare dove poi? A bussare a una porta che sarebbe rimasta quasi sicuramente chiusa.
-Sei proprio uno stupido James Wilson- Sussurrò mentre infilava le chiavi nella serratura dell’auto.
Provò di nuovo a comporre il numero di House. Suonava a vuoto. Persino la segreteria telefonica era staccata.
Ma dove sarebbe potuto andare House, la vigilia di Natale e per di più in crisi di astinenza?
Elencò mentalmente le persone a cui avrebbe potuto rivolgersi: i genitori? No, li evitava come la peste. Stacy? Già e con Mark di mezzo… no, nemmeno House sarebbe stato tanto stupido. La Cameron? L’avrebbe avvertito. Forse…ma dopo il colloquio di quel pomeriggio anche no. La Cuddy? L’avrebbe rispedito a casa.
Che fosse tornato in ospedale? Già e a far cosa?
E se invece fosse uscito, con quella pioggia e …
Wilson scacciò in fretta quell’idea.
-Maledizione…- il semaforo era diventato rosso all’ultimo istante.
Più probabile che House avesse dato fondo al flacone di pastiglie che si era procurato.
-Stupido stupido stupido- mormorò a denti stretti.
E se fosse capitato a lui? Se si fosse ritrovato a Natale, senza lavoro, alle soglie dell’arresto, prossimo al ritiro della licenza, solo…
E se il mio migliore amico mi avesse tradito?
Svoltò a destra. Non mancava molto.
“E’ colpa mia” pensò mentre premeva sull’accelleratore.
E tutto per la sua assurda e impropria mania di mettere il naso ovunque. Anche questo era stato uno dei motivi di discussione con Julie, al tempo del loro matrimonio.
In realtà non riusciva a spiegarselo nemmeno lui. Non riusciva a spiegarsi perchè invece di tirar dritto dopo la fine del lavoro non si metteva subito in macchina e filava dritto a casa, invece di fermarsi a scambiare due chiacchiere col paziente che il giorno dopo avrebbe avuto un intervento delicato.
Né era in grado di capire perché si premurasse di
offrire un caffè alla madre afflitta della stanza XXX,o perchè si fermasse a fare due tiri a calcetto con House, solo per sapere com’era andata a finire con quel paziente particolarmente riottoso.
E se Julie avesse sospettato che spesso trascorreva la sua pausa pranzo ad ascoltare i problemi di cuore dell’infermiera di turno del suo reparto…
Gliel’aveva detto anche House: lui aveva una netta propensione ad attaccarsi ai casi disperati.
Quella volta gli aveva risposto male, ma solo perché House aveva visto giusto. House gli aveva detto quello che non voleva sentirsi dire.
Da nessuno.
E quando poi le persone si rimettono in sesto tu…
Non aveva saputo cosa rispondergli, a parte dirgli che farneticava. Non era vero, non farneticava, era proprio così, ma non gli importava. Così come non gli importava di perdere il posto di primario …o almeno, certo non ne era affatto contento, ma se avesse dovuto scegliere, come poi era stato costretto a fare, tra House e il suo lavoro…
“E il risultato qual è stato?” di nuovo la voce di Julie, al suo fianco.
-Un disastro…- mormorò Wilson rallentando nei pressi di una scuola. A volte bisogna lasciare che le cose vadano come devono andare, non si può porre un rimedio a tutto. Aveva detto così anche la Cuddy.
Ma lui non poteva, semplicemente non poteva lasciare che le cose finissero così.
-Non se posso ancora farci qualcosa- Sussurrò rivolto a se stesso.
E cosa poteva fare ancora? Cameron avrebbe detto che aveva fatto fin troppo. Non ce l’aveva con lei per quello che gli aveva detto quel pomeriggio, lei vedeva solo una parte del problema…
L’ho denunciato a un mastino rabbioso animato da un perverso desiderio di vendetta, gli ho fatto togliere il lavoro, gli antidolorifici, lo sto mandando in galera. Il minimo che posso fare è offrirgli il mio aiuto. Se ancora lo vuole… e Wilson dubitava che l’avrebbe voluto ancora dopo quella notte. Il mio aiuto anche se lui lo rifiuta, come aveva fatto quella sera, quando gli aveva chiesto che programmi avesse e se non preferisse la compagnia di una persona alle pillole.
Per tutta risposta House gli aveva rivolto un’espressione sdegnata.
Non si sarebbe più fidato di lui, ammesso che l’avesse mai fatto fino in fondo. Ormai era quasi arrivato.
“Dopotutto l’amicizia non si basa forse su questo?” si domandò Wilson accostando.
In quel momento il telefono squillò. Chiuse la macchina e prese automaticamente la chiamata.
Era Julie.
Si bloccò nel mezzo della strada.
Un’auto suonò il clacson.
-C-come? Julie non capisco…-avvicinò di più il telefono. Dal cellulare proveniva un mormorio soffuso, una specie di singhiozzo prolungato, incomprensibile.- Julie non…
Cosa???!Ti ha lasciato???- gridò Wilson avvicinandosi al portone d’ingresso. Cercò affannosamente le chiavi con la mano rimasta libera. House non gliele aveva mai chieste indietro.
-Non potresti venire qui?- la voce di Julie suonava insolitamente stanca.
Wilson rimase impietrito.
-Julie io…-Dalla finestra filtrava una pallida luce, allora era a casa…
-Io…-Perché doveva succedere tutto in quel momento? Perché?
Silenzio, anche dall’altro capo della linea.
Wilson udì distintamente il suono dell’apparecchio che veniva chiuso di scatto.
-Julie? Julie??-Niente.
Aveva messo giù.
Wilson rigirò il telefono tra le mani per qualche secondo poi lo infilò in tasca.
Bussò.
 
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rabb-it
view post Posted on 16/3/2007, 11:10




REM!

Va bè... a me i finali non vanno mai bene quindi non preoccuparti del mio giudizio... finale perfido, ma tanto!

ok se quello era lo scopo, lo hai raggiunto!

complimenti per la ff!


 
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7 replies since 15/2/2007, 18:18   250 views
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