| grazie!!! ed ecco altri due....
Al suono della sveglia, House si svegliò di soprassalto. Si massaggiò per alcuni secondi le tempie, cercando di perdere tempo, dato che quella mattina perfino alzarsi sembrava un’impresa. Alla fine fu costretto a rassegnarsi all’evidenza, probabilmente consolato dal fatto che il giorno dopo sarebbe stato Domenica. Dopo essersi preparato, lasciò la casa, con l’intenzione di recarsi a lavoro. Appena messo in moto, un ricordo lo assalì tutto d’un colpo. Accidenti, come aveva fatto a non pensarci prima??!! Era Sabato. E non un Sabato qualunque, quel Sabato. Proprio quella sera sarebbe dovuto uscire con Cameron….Ci sarebbe andato?? Fortunatamente si accorse di essere giunto a destinazione e rinviò i suoi indecisi ragionamenti a dopo. Entrato in ospedale, quasi come se il destino volesse prendersi gioco di lui, si trovò davanti l’unica persona che avrebbe desiderato non vedere. Dr C.:(sorridente) “Buongiorno, House” Era lì davanti a lui, apparentemente serena, che gli sorrideva ostinatamente. Dr H.: “‘Giorno Cameron…Credo che sia ora di raggiungere gli altri…” House fece per incamminarsi, ma Cameron lo chiamò. Dr C.: “Allora…Non ti sarai dimenticato??? Stasera alle 8..” Dr H.: “Si certo, cercherò di esserci” Cameron stava per approfondire il discorso, ma il medico si allontanò senza darle il tempo di farlo. Stava per avere uno dei suoi soliti brutti presentimenti….Non le avrebbe dato buca, vero?? In quei giorni si era interrogata spesso, ma era stato tutto inutile. Non era riuscita a capire cosa l’avesse spinta ad invitare quell’uomo e neanche perché ci tenesse tanto. Eppure c’era qualcosa per lei ben chiara: Se House non si fosse presentato a quella cena, la cosa non le sarebbe restata indifferente. * * * Casa di House, Sabato sera, ore 7:45 p.m. Gregory House, seduto su una delle 4 poltrone blu del suo salotto, giocherellava nervosamente con il suo bastone. Indossava dei jeans classici, leggermente meno sportivi del solito, abbinati perfettamente ad una camicia di flanella celeste che gli metteva in risalto gli occhi. Ai piedi, le immancabili scarpe da tennis, che non avrebbe sostituito per niente al mondo…..Incredibile a dirsi, ma stava sudando. Si, era decisamente nervoso ed irritato. Afferrò bruscamente il telecomando e accese la tv. Stavano trasmettendo un quiz che non sembrava potesse avere nulla di interessante, ma non gliene importava..D’altronde aveva deciso, no? Non ci sarebbe andato, punto. Ma allora perché si era vestito…diciamo…diverso dal solito? Non di certo per restare a casa davanti alla tv...Maledizione, ma che gli stava succedendo? Moriva dalla voglia di incontrarla, di passare una serata con lei, eppure stava fermo lì. In realtà era spaventato. Odiava doverlo ammettere, ma aveva molta, molta paura. Temeva che lei gli avrebbe confessato la verità…..Realtà che già la parte più profonda del suo cuore conosceva, ma che rinnegava con tutte le sue forze, che non riusciva ad accettare. Come avrebbe reagito in tal caso? A quella domanda capì che stava sbagliando tutto….Quando mai lui aveva pianificato gli avvenimenti? Quando aveva dato retta a qualcuno se non al suo istinto?? Decise di muoversi immediatamente, aveva già perso troppo tempo. Infilò velocemente il giubbotto e corse fuori, dandosi un’aggiustatina ai capelli.
Al suono del campanello, Cameron trasse un sospiro di sollievo. Era arrivato. Con qualche minuto di ritardo, ma c’era. Si alzò e, dopo essersi data velocemente un’ultima occhiata allo specchio dell’ingresso, riuscì ad aprire la porta. Per vari minuti, nessuno dei due seppe cosa dire. House non riusciva a proferire parola, non sarebbe servito a niente. Allison era a dir poco…magnifica. Indossava dei jeans a vita bassa, scuri, di un’aderenza che poteva definirsi provocante….Da sotto spuntavano delle scarpe a punta nere, che donavano un certo tocco di eleganza. Portava di sopra una corpetto nero, semplicissimo, e molto glamour, che le lasciava scoperte le spalle. I capelli le ricadevano sciolti da tutte le parti, sicuramente appena lavati e ordinatamente sistemati. Il viso era coperto da un velo leggerissimo di trucco e al collo, portava uno splendido ciondolo d’argento a forma di sole. Mentre la stava osservando, House avvertì un lieve profumo…Era sicuramente suo. E non gli dispiacque ammettere che era davvero buono, non troppo dolce, come piacevano a lui. Cameron si accorse che da quando si erano visti, non avevano praticamente spiccicato parola e la cosa la mise a disagio. Dr C.: “Ehm….Forse ho esagerato, mi dispiace” Dr H.: “Assolutamente no….sei…splendida” Cameron arrossì leggermente in viso. Dr H.: “Bè, allora andiamo?” Dr C.: “Si, certo” Così dicendo, costeggiati da un velo si sottile imbarazzo, i due si accomodarono nell’auto di lui. Dr C.(stupita): “Non sapevo che avessi un auto, House…” Dr H.: “Cosa credevi, che un medico rispettabile come me andasse in giro sempre in moto?” Dr C.: “Una cosa del genere…..” Dr H.: “Ti sei fatta un’idea completamente sbagliata su di me, lo sai?” Dr C.: “Sinceramente lo spero” Entrambi sorrisero divertiti. Dr C.: “Aspetta, ferma!!Vai avanti un altro po’….Eccolo!” Parcheggiarono e raggiunsero l’entrata del locale. House notò che fortunatamente non si trattava di un posto elegante, odiava quei tipi di ristorante per cui il suo abbigliamento non era mai adatto….Cameron parlò con uno che si presumeva fosse del personale, il quale le indicò un tavolo al fondo della tavola. House notò che era abbastanza appartato e si chiese se l’aveva fatto apposta. Dopo essersi seduti, presero il menu e cominciarono a sfogliarlo. Dr H.: “Credo che prenderò pesce oggi…E’ da tanto che non lo mangio” Dr C.: “Anche io…Ti seguo” Aspettarono che arrivasse il cameriere ed ordinarono. Quando questo se ne andò, si resero entrambi conto di essere rimasti da soli. Dr H.: “Mi piace questo posto…Solo che, per la prossima volta, i fiori sul tavolo mi infastidiscono” Cameron si scurì in volto e House cercò di rimediare. Dr H.: “Guarda che stavo scherzando!! Non hai ancora imparato il mio senso dell’umorismo?? E’ tutto perfetto….” Parlarono un altro po’ nell’attesa dei piatti, i quali non tardarono ad arrivare. Mentre stavano consumando ciò che avevano ordinato, si resero conto di non essere completamente a loro agio. Dr H.: “Allora…perché mi hai portato qui?” Cameron inghiottì un pezzo di pesce spada e si apprestò a rispondere. Dr C.: “Non ne ho la più pallida idea” House strabuzzò gli occhi. Dr H.: “Ovviamente, oltre per il fatto che sono uno straordinario sex simbol amato da tutte le donne….Ci deve essere qualcos’altro….” Dr C.: “Ecco ci risiamo…..” Dr H.: “In che senso?” Dr C.: “Hai sempre bisogno di trovare una risposta a tutto…” Dr H.: “Bè, non ci trovo niente di male” Dr C.: “Si, però per questa sera potresti smetterla di calcolare ogni cosa?” Dr H.: “No” Dr C.: “Sei l’uomo più testardo che abbia mai conosciuto!” Dr H.: “E tu sei la donna più ingenua che mi porterò a letto!” Dr C.: “Cosa hai detto?” Dr H.: “Quello che hai sentito….” Cameron scoppiò in una fragorosa risata. Dr C.: “Non posso crederci!! Davvero credi che ci sarà un dopocena?” Dr H.: “Oh no, sapevo che c’era la fregatura…..” Dr C.: “House!! Soltanto perché ti ho invitato a cena non vuol dire che io voglia…” Dr H.: “Non credi che dovresti iniziare a chiamarmi Greg, dato che fra poco condivideremo lo stesso letto?” Dr C.:(arrabbiata) “Sto cominciando ad innervosirmi….Davvero credi che ti abbai portato qui soltanto per soddisfare i miei desideri sessuali?” Dr H.: “Ehm…Vuoi la verità?” Cameron lo guardò indignata. Ma come si permetteva? Senza esitare nemmeno un attimo, allontanò la sedia e si alzò dal tavolo. Quando stava per andarsene però, sentì qualcosa afferrarla. Dr H.: “Aspetta….” Voltò la testa e rimase pietrificata. Greg teneva la mano sopra la sua. Non la stava stringendo, la stava semplicemente sfiorando….Aveva poggiato la mano sopra la sua e questo le provocava strane sensazioni. Dopo quello che le era successo, nessun uomo era riuscito ad avvicinarsi a lei. Nemmeno Greg, almeno fino a quel momento…Quando era venuto a casa sua l’aveva sbattuta al muro, ma l’aveva fatto con la forza, contro la sua volontà. In quell’istante invece, lei avvertiva una sensazione che aveva dello spiacevole, ma non provava il forte desiderio di andarsene, di ritrarre la mano. Tutto ciò era…strano. Dr H.: “Non andartene…” Cameron, come spinta da una forza invisibile, si risedette cautamente. House però, non sembrava voler spostarsi. La sua mano era ancora lì, immobile. Ma cosa stava facendo? Ora poteva anche lasciarla…Non serviva che le stringesse ulteriormente la mano….Perchè non ci riusciva? Qualcosa lo costringeva a non muovere un dito, mettendosi contrò la sua volontà. Cameron si accorse che lui si trovava nettamente a disagio.. Dr C.: “Ehm..Se vuoi…Puoi anche restare così…A me non da fastidio” Non era completamente vero. Il cuore di Cameron batteva forte e anche in lei c’era qualcosa che la spingeva a ritrarsi…Eppure non riusciva ad ascoltarla. Improvvisamente quello che si era creato cessò. House spostò bruscamente la mano, per poi afferrare una forchetta. Cameron abbassò lo sguardo, da una parte sollevata e dall’altra turbata. Dr H.: “Mi dispiace…Non so cosa mi sia preso….” Dr C.: “No, figurati” La serata procedette nel più assoluto silenzio. House pagò la cena e Cameron, anche se avrebbe voluto protestare, preferì stare zitta. Usirono insieme dal locale e si avvicinarono alla macchina. House estrasse le chiavi dalla tasca e premette un pulsante. Dr C.: “No, aspetta…Mi va di stare qui…” Così dicendo si appoggiò con le braccia alla ringhiera che affacciava sul resto della città. House la seguì ed imitò la sua posizione, a poca distanza da lei. Cameron spostò lentamente un ciuffo che le aveva fastidiosamente coperto l’occhio. House si trovò ad osservarla e capì che non sarebbe stato facile distogliere lo sguardo….Illuminata dalla fioca luce di un vicino lampione, con gli occhioni che luccicavano emozionati, Cameron era a dir poco bellissima….La sua pelle splendeva lucente e le sue labbra invitanti erano contratte in una smorfia rilassata. House notò che stava rabbrividendo, probabilmente a causa del freddo. Con fare delicato si tolse la giacca e gliela poggiò sulle spalle. Cameron, immersa nei suoi pensieri, si voltò stupita. Dr C.: “Grazie…Chi l’avrebbe mai detto?” Cameron sorrise, rendendo il suo viso delicato ancora più luminoso. House per un attimo smise di pensare e si abbandonò a quello che avrebbe dovuto fare molto tempo fa. Molto lentamente si avvicinò con la bocca a quella di Cameron. Non volava una mosca, si udivano solo i respiri affannati dei due medici. Stava per poggiare le labbra su quelle di Cameron, quando lei voltò la testa decisa. House cercò di trattenere la sua rabbia e la sua delusione. Dr H.(sussurrando): “Perché?” Cameron lo guardò intensamente, mentre una lacrima sbarazzina le solcava il viso. Poi, senza pensare alle conseguenze, si buttò fra le braccia di House, sommersa dai singhiozzi.
Praticamente in mezzo alla strada, in una fresca serata di maggio, House teneva fra le braccia una fragile ragazza impaurita. Si sentiva molto a disagio, non si era mai trovato in una situazione del genere e non aveva la minima idea di come reagire. Delicatamente iniziò ad accarezzarle i capelli…Erano morbidi e sapevano di pulito. Improvvisamente Cameron, asciugandosi gli occhi, si allontanò da lui. Dr C.: “Scusa…Non volevo….” Dr H.: “Ti andrebbe di…parlarne??” Subito dopo si pentì di quello che aveva detto, ma ormai era troppo tardi. Non era sicuro di volere conoscere la verità… Cameron lo guardò a lungo negli occhi e poi, tirando su con il naso, acconsentì decisa. Dr C.: “Si, ma non qui…Portami a casa…” Così dicendo i due si infilarono in macchina ed House guidò silenziosamente verso l’abitazione. Arrivati, raggiunsero l’appartamento ed entrarono. Cameron fece cenno ad House di andare sul divano e lui la seguì. Cameron si avviò verso la cucina e poco dopo tornò con due bicchieri pieni fino all’orlo di vodka. House ne prese in mano uno, leggermente sorpreso. Dr C.: “Che c’è?? Fidati, ci servirà..” Detto questo, dopo aver bevuto un lungo sorso, tirò un sentito sospiro. Si chiese se stesse facendo la cosa giusta….Poteva veramente raccontare quella parte così privata della sua vita a quell’uomo? Non si era confidata con nessuno…Gli occhi azzurro scintillanti di lui, le diedero la risposta. Dr C.: (con voce tremante)“Io….Ecco…Mi è successa una cosa terribile. E’ a causa di questo che….mi allontano sempre da chiunque….E’ che non ci riesco…” House non stava capendo molto ma cercò di dare a vedere il contrario, non voleva che smettesse. Dr C.: “Sabato sera…Ho subito…una violenza” House strinse i pugni. Dr H.:(distaccato) “Che tipo di violenza?” Dr C.: “Dovevo essere sotto l’effetto di qualche droga, fortunatamente, perché non ricordo esattamente tutto….All’inizio non ricordavo praticamente nulla, ma man mano che passano i giorni mi vengono in mente pezzetti della scena…” Una lacrima solitaria le solcò il volto, lacrima che presto avrebbe trovato compagnia. House intanto si era alzato, incapace di restare seduto. Dr H.: “Non si tratta di quello, vero Allison?” Cameron rimase impassibile, i suoi occhi erano persi nel vuoto, completamente assenti. Dr H.: “Allison ti prego…parla” Niente, Cameron sembrava essersi isolata dal mondo reale. House le si avvicinò e prese a scuoterle violentemente le spalle. Dr H.:(urlando) “Dì qualcosa, dimmi che non è quello che penso io!!” Cameron si strinse nelle spalle, scossa dai singhiozzi. Dr C.:(sussurrando) “Non fare così ti prego….Se mi scuoti in questo modo mi dà fastidio…” House si fermò immediatamente. Dr H.:(più calmo) “Scusa…Non so cosa mi sia preso, davvero…” Zoppicava senza bastone, avanti ed indietro tra la tv ed il divano. Ad un certo punto, sostenendosi sulle ginocchia, si abbassò leggermente e prese con delicatezza le mani di Cameron. Dr H.: “Allison, non possono averti…” Con voce lievissima, difficile da sentire. Dr C.: “Violentata…Si, ne sono stati capaci….” Cameron lasciò le mani di House e con le sue si coprì il viso, piangendo. House restò qualche minuto immobile, con gli occhi puntati su di lei. La testa cominciò ad esplodergli…No, non poteva essere. Non proprio a lei, la piccola fragile Allison a cui la vita aveva riservato miglia di sofferenze…Non era giusto. Non poteva essere accaduto. Come avevano potuto utilizzare la sua dolce crocerossina, per rendere più evidente il loro essere uomini??!Come avevano potuto violarla in quel modo, facendo crollare tutte le sue certezze e accrescendo i suoi timori??!Perchè era toccato ancora una volta a lei, essere distrutta?!Cercò di resistire, di controllarsi, per lei. Ma risultò eccessivamente difficile. Si alzò di scatto e tirò vari pugni al muro, oltre a sbattere violentemente il bastone sul pavimento. Dr H.:(urlando) “Io non ci posso credere…Chi??!!Chi è il coglione figlio di puttana che ti fatto questo??!!!” Ma Cameron non parlava. Non riusciva ad emettere suono. House si sfogò ancora un po’ e poi si sedette sul divano, pur sempre adirato. Si avvicinò leggermente a lei e le mise una mano sulla spalla. Dr H.: “Allison…Devi solo dirmi…Chi è stato….” Cameron alzò gli occhi e li puntò in quelli di lui. Un leggero sbavo di mascara le scendeva lungo le guance, le quali si erano arrossate per il troppo pianto. House notò, che nonostante tutto, Cameron riusciva ad essere sempre bellissima…E quella considerazione accrebbe ancora di più la sua ira. Dr C. (dura): “Tu credi, che se l’avessi saputo….Non ho visto nulla House…Non ricordo neanche i particolari, per pura fortuna…La sensazione però è rimasta, e so che non mi abbandonerà mai. Non so chi sia stato a farmi questo…” Dr H.: “Tu…L’hai detto a qualcuno in ospedale?” Dr C.: “A chi avrei dovuto dirlo? Alla Cuddy? No, sarebbe stato terribile…Non sono ancora in grado di affrontare un discorso del genere né con lei, né con nessun altro. Il fatto di avertene parlato, mi sta distruggendo House…Ma dovevo dirlo a qualcuno e, fra tanti, tu sei l’unico che mi ispira veramente…fiducia” House rimase colpito. Dr H.: “Non hai neanche avvisato la polizia?” Dr C.: “No…” Dr H.: “Bene, chiamiamo subito…Quel bastardo sarà dentro in meno di 24 ore, vedrai” Dr C.: “No…Non ce la faccio…Mi pare di avertelo già detto” Dr H.: “Ma…devi…Come pensi di..” Dr C.: “Non mi interessa trovare il colpevole, House..Non se questo implica dover raccontare a degli sconosciuti cosa mi hanno fatto” House la guardò incredula, per poi alzarsi. Dr H.: “Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Colui che ti ha fatto questo merita di essere punito…” Dr C.: “Cosa cambierebbe? Passando la sua vita dietro le sbarre, io mi sentirei forse meglio? Riuscirei a dimenticare tutto?” House lasciò che ci fosse una pausa, prima di continuare a parlare. Dr H.: “No. Ma vivresti meglio sapendo che quello stronzo sta pagando per quello che ha fatto…” Dr C.: “Io…” Non riuscì a terminare la frase, perché scossa da un forte tremore. House avvertì una potente fitta allo stomaco. Come l’avevano ridotta? Dr H.: “Io non sono di certo la persona adatta per gestire la situazione…” Dr C.: “Te ne vuoi andare?” Dr H.: “Sarebbe meglio per te?” Cameron non fiatò. Dopo un po’ abbassò lo sguardo e sussurrò. Dr C.: “Stammi vicino…” House chiuse gli occhi per un istante e si decise a parlare. Dr H.: “Bevi un altro po’ di vodka, io vado un attimo in bagno….” Cameron acconsentì debolmente, e bevve un lungo sorso, ingoiando anche un cubetto di ghiaccio. House attraversò lo stretto corridoio alla ricerca del bagno, finchè lo trovò. Entrò e si bagnò il viso con un forte getto di acqua fredda. Lasciò che le goccioline gelate scendessero lentamente nel lavandino….Cosa avrebbe dovuto fare in quel momento? Ad un tratto, tutto gli fu chiaro. Doveva semplicemente obbedirle, una volta tanto…L’unica cosa che poteva fare era starle vicino.
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