Un perfetto mix di drama, comedy and medical action degno della migliore tradizione, e non poteva essere altrimenti, visti gli autori dell’episodio: Shore e Kaplow, nuovamente insieme per farci rivivere le emozioni dell’House dei tempi migliori.
Episodio denso, equilibrato, dove c’è posto per tutti (ad eccezione di Cameron) e nulla appare fuori luogo. Uno dei pochi episodi con scene in esterni, la cui atmosfera ed anche la fotografia riescono un po’ a riequilibrare i toni bui e dolorosi del precedente.
Non che sia “leggero”, intendiamoci, solo un po’ meno cupo, con momenti introspettivi ed altri prettamente medici, dove c’è spazio per un sorriso, ma anche per una fitta al cuore, vedendo House ai piedi di Wilson, implorare invano il suo aiuto, come medico e come amico. Ritornano gli effetti speciali e passiamo dal tavolo operatorio all’obitorio, con crani scoperchiati e cadaveri sezionati. A tratti crudo, ai limiti del grottesco (come quando il cadavere sul tavolo dell’autopsia esplode letteralmente in faccia a Foreman, grazie a Kutner-e chi se no?-
) con un caso clinico interessante.
La potw è sola e triste e assomiglia ad House. Ex non vedente, Apple è l’unica superstite di una rosa di trapiantati, tutti morti misteriosamente ed il cui unico denominatore comune è il donatore.
Cancer, not cancer…il leit motiv si sussegue per tutto l’episodio come un tormentone (alla pari dei gloriosi tempi del “lupus”) mentre House si chiede in sede di differential, cosa mai abbia fatto Wilson per lui….la risposta gliela suggerisce Kutner con disinvoltura e semplicità disarmanti: “
he paid for your lunch, liked monster truck and was your conscience”…
Cancer, not cancer e come nota Foreman, forse House insiste sul cancro per avere la scusa di consultare Wilson…
Il parallelismo con la potw è interessante: Apple e House sono entrambi soli, tristi, ma entrambi attaccati in un certo modo alla loro vita, alla loro condizione non proprio felice.
House alla ricerca della sua routine, di un amico, al punto da abbordare un medico in mensa (a mo’ di surrogato di Wilson) ed intavolare un colloquio squinternato, tra il surreale e l’ esilarante.
Apple alla ricerca della sopravvivenza..
House disperato al punto da ingaggiare un investigatore privato.
Apple disperata al punto di mentire e di supplicare il sacrificio di una vita altrui per la propria.. Apple si riconosce un po’ in House ed è interessante il suo paragone occhio-gamba, cecità e zoppia: non sarebbero i difetti fisici a rendere le persone quello che sono, ma la loro intrinseca natura..io credo che una cosa influenzi l’altra .
House non si riconosce in Apple: lei si sarebbe arresa lasciando la professione d’architetto, mentre lui no…(di fatto lui ha mollato sul fronte emotivo, ma non può certo confessarlo…
you might die trying … recita la canzone di Dave Matthews, splendida colonna sonora dell’episodio) .
In realtà, era a causa della sua patologia che Apple vedeva le cose brutte… ed anche alla fine, quando sarà in grado finalmente di vedere la realtà per quello che è, la prima cosa che le apparirà sarà la tritezza di House….
E poi arriva Lucas PI…….non un’investigatore qualunque, uno “speciale”, dalla voce un po’ stridula, imbranato ed irriverente al punto giusto e con un gusto orribile per i calzini a rombo , che, so per certo, diventeranno un “must".
Solo la mente di due geni poteva partorire un personaggio come Lucas, lontano anni luce da qualsiasi altro investigatore, un po’ Monk ed un po’ Colombo, ma carino e dai modi gentili, una sorta di specchio per House, con la differenza che ha buoni sentimenti ed è solare…Entra in punta di piedi nel plot, con un improbabile travestimento e per me è stato amore a prima vista. Non conoscevo Michael Weston, né ero troppo spoilerata, ma ammetto il mio iniziale scetticismo circa l’entrata in scena dell’investigatore, e ho dovuto ricredermi.
Lucas è un PI peperino e con la parlantina a macchinetta e a prima vista può sembrare un po’ tonto…in realtà è un finto tonto, che ha capito alla perfezione come interagire con House. Nelle vesti di tecnico della macchinetta del caffè s’intromette nelle differential “
the guy doing manual labor can’t have an opinion?” (viva la lotta di classe
) “
I might be a genius with passion for the coffee machine…” e fa sorridere House.
Personaggio azzeccatissimo, incapace di mentire e negato nei travestimenti “
I’m not idiot, I’m not good at disguises “ in realtà è arguto, garbato e positivo. Credo che potrebbe essere un perfetto rimpiazzo se un domani (facciamo gli scongiuri) RSL dovesse dire addio alla serie e lasciarci orfani di Wilson.
Nella scena all’interno del furgoncino dei gelati mentre Lucas ed House sono in missione, abbiamo l’ennesima conferma del contorsionismo mentale di House, che Lucas però ha scoperto. Infatti non inquadra House tra i tipici clienti “normali” che solitamente vogliono avere la conferma se hanno ragione o torto su una certa persona.
Lucas capisce che ad House non importa di avere ragione o torto.
Lucas sa che House, malgrado le scuse, lo ha ingaggiato per indagare su Wilson. House rimane spiazzato, ma non può negare: Lucas sa effettivamente fare il suo mestiere.
House vuole trovare un appiglio che faccia tornare o che costringa Wilson a tornare, non importa come, non importa perché, importa solo che torni. In realtà però i tempi non sono maturi ed House, ancora una volta, tristemente e dolorosamente viene respinto da Wilson. Quindi non gli resta che prenderne atto e andare avanti, ma si vede che è dura…
Lucas riesce a coinvolgere House in un goffo pedinamento-corteggiamento; si mostra disponibile a ad ascoltare e a fare le veci di Wilson…. notiamo subito che fra i due si sta instaurando spontanea una sorta di alchimia… piano piano ci rendiamo conto che Lucas non giudica House, ma si limita a dire quello che pensa: “
friends are friends… If it’s not, nothing is nothing” e così facendo sta avendo un’influenza positiva su di lui:
the world is not as ugly as she thinks it is…quanto durerà?