| Mi piacciono i temi difficili. Mi piace come sono gestiti dagli autori. Questo episodio sarà uno degli indimenticabili, non per la sua importanza nell’intreccio complessivo della storyline, ma per la sua peculiarità: il ritorno del trio originario dopo tre anni e la scelta di Chase. Scelta estrema che non potrà non avere conseguenze. Un medico che uccide un uomo: inconcepibile. Un uomo che toglie di mezzo un dittatore per impedire uno sterminio di massa: più comprensibile. Giuridicamente e deontologicamente non ci sono dubbi: Chase non ha scusanti. Nessun tribunale al mondo lo assolverebbe dall’accusa di omicidio. Ma io trovo difficile non schierarmi a fianco di Chase. Sono con lui. Credo che ci siano momenti nella vita in cui veniamo chiamati, inconsapevolmente, a fare scelte estreme, a fare cose che normalmente non faremmo mai. Per Chase è stato uno di quei momenti, sebbene non cercato, né voluto, ma capitato. Chase si è lasciato coinvolgere suo malgrado e ha perso l’obiettività, la lucidità e la neutralità, che come medico lo dovevano contraddistinguere…Chase è entrato “in guerra” dove la legge è estrema e basata soprattutto sulla violenza, in guerra dove tutto è lecito, per salvare la pelle ed annientare l’avversario, in guerra dove il sacrificio di uno per la salvezza di tanti è non solo il male minore, ma il giusto prezzo da pagare…in guerra dove vige la giustizia sommaria ed il motto è mors tua vita mea. Solo che non era Chase ad essere in pericolo, non si trattava della sua vita, ma di quella dei sitibi. Chase vendicatore, che rischia il tutto per tutto per una pericolosa presa di posizione. Chase che si sostituisce alla legge e che da solo riesce a fare la differenza. Da cittadina equilibrata e studiosa del diritto internazionale, posso solo condannare chi si erige a giudice, ma nel mio cuore ammetto di sentire che talvolta ci sarebbe bisogno di azioni “eroiche” e non posso dire di non aver provato ammirazione per il coraggio di Chase. La paralisi del diritto internazionale è nota e sappiamo bene che, alla luce dei veri valori, mentre siamo qui a ca**eggiare su una fiction, vi sono milioni di persone che muoiono, che vengono torturate, vessate, ricattate da dittatori, tiranni che lo fanno alla luce del sole, mentre il resto del mondo rimane impotente a guardare…Chase, a poco a poco, in modo inversamente proporzionale a Cameron, è entrato in modalità guerra e ha fatto quello che non si sarebbe mai sognato di fare in condizioni normali….“anche gli angeli, capita che a volte sai si sporcano…..” Che per una volta non sia un Luther King o un Kennedy, o un Falcone o un Borsellino, ma un bastardo a morire….Anche se, e lo ripeto a scanso di equivoci, non sono in generale favorevole alla pena di morte, credendo fermamente nei sistemi che garantiscono la certezza della pena. Sarà ora interessante vedere come affronterà Chase le conseguenze di un simile gesto, soprattutto a livello interiore e come la cosa sarà gestita in generale dagli autori, che non si smentiscono e sono sempre un passo avanti agli altri (che cos’era diventato House? Grey’s Anatomy?).
House Wilson e le problematiche di condominio….beh queste beghe sono il mio pane quotidiano e per questo dico, da addetta ai lavori, che il veterano del Vietnam è veramente un rompico*******, aggressivo, maleducato come e forse più di House sia per i modi con cui rapporta con lui e Wilson, sia per l’intrinseca natura del problema: i disturbi derivati da uno poveraccio, disabile quanto lui, che cammina con il bastone e dal pallino per la cucina sono veramente discutibili…Questi sono problemi? Un individuo del genere non dovrebbe vivere in condominio, ma isolato dal resto del mondo! House ha fatto quello che ha potuto, equilibrato nelle reazioni, complice anche la cura cui è sottoposto e non ho trovato nulla da eccepire nel suo comportamento, ammettendo però che quando ho visto il tizio imbavagliato, ho seriamente temuto per lui per qualche secondo….Alla fine il metodo House ha comunque portato alla risoluzione del caso condominiale e al sollievo dal dolore del veterano, con il duplice beneficio consistente nel non essere sfrattato e nell’essersi conquistato se non l’amicizia, almeno la neutralità del vicino. La scena del braccio allo specchio è stata veramente toccante e ci ho visto molta partecipazione in House, sensibile com’è alla tematica del dolore. L’inerzia di Wilson nella faccenda è sicuramente da vedere come parte della cura riabilitativa di House, tendente a responsabilizzarlo, anche se ho trovato Wilson un tantino fastidioso e pedante (come quando in Meaning nascose ad House che aveva ragione sul caso, sempre per proteggerlo da se stesso, finendo per ottenere l’effetto contrario): “anche gli angeli, capita che a volte sai si sporcano…..”
Foreman si riscatta solo alla fine, 13: “mollalo!!!!” mentre Cameron, stile prima stagione, l’ho trovata dignitosa e fedele alla sua morale.
E per finire…. House è adorabilmente gradevole: pur avendo mantenuto sagacia, umorismo e lucidità non pare più cupo e arrabbiato con il mondo, per cui, spoglio del cinismo e apparentemente anche dell’infelicità che lo perseguitava, sembrerebbe portato ad affrontare la vità con serenità, ma durerà? Ho qualche dubbio, ma lo scopriremo presto..
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